IL NASTRO

Quando si realizza un sapone con le tecniche ad impasto, che saranno esaurientemente descritte nel seguito, esiste un momento particolarmente importante che è bene approfondire.

Stiamo parlando del cosiddetto momento del “nastro”, assillo dei principianti, chiamato in inglese “trace”, cioè traccia.

Per fare un sapone con le tecniche ad impasto si mescolano in una pentola gli oli ed i grassi che si vogliono saponificare con la soluzione sodica. Il rimescolamento viene effettuato mediante un frullatore ad immersione (pimer) che gira ad elevata velocità.

A causa della veloce miscelazione, si forma una dispersione di minuscole goccioline di soluzione sodica nell’olio, che consente un contatto intimo tra la soda presente nella soluzione ed i trigliceridi presenti negli oli, si forma cioè un’emulsione, così come accade quando si fa la maionese.

Questo contatto intimo consente che soda e trigliceridi reagiscano tra loro e inizino a formare i sali di sapone e la glicerina, che sono appunto i prodotti della reazione. La reazione non è istantanea, ma richiede invece per completarsi un tempo variabile tra un’ora ed alcuni giorni, a seconda della temperatura alla quale si portano i reagenti.

Perché la reazione si completi in ogni parte del sapone, e quindi in esso non resti traccia di soda libera, è allora necessario che questa emulsione non si rompa, come accade alla maionese quando “impazzisce”, e resti invece stabile per tutto il tempo necessario al completamento della reazione.

L’emulsione si rompe quando la tensione superficiale che mantiene la soluzione sodica dispersa nell’olio in forma di minuscole goccioline viene vinta dall’attrazione tra le varie goccioline.

A titolo di precauzione è bene sottolineare che, operando con concentrazioni della soda troppo basse, nell’intorno del 25-26%, è abbastanza probabile la rottura dell’emulsione e lo smiscelamento tra la soluzione sodica e gli oli, soprattutto se la miscela di oli che si sta saponificando è ricca di acidi grassi insaturi, più lenti a reagire.

Le goccioline, se la massa reagente si smiscela, si riaggregano in masse sempre più grosse fino alla separazione vera e propria delle due fasi, acquosa ed oleosa.

Occorre pertanto un emulsionante che impedisca questa riaggregazione e questo emulsionante è costituito proprio dai primi sali di sapone che si formano: il sapone è cioè un “tensioattivo” e costituisce un ponte tra la fase grassa e le goccioline acquose e sodiche che le mantiene finemente disperse.

Quando si iniziano a mescolare col pimer gli oli/grassi e la soluzione sodica, si formano le goccioline di soluzione acquosa disperse nell’olio, senza che, inizialmente, la viscosità (cioè la resistenza che viene opposta al rimescolamento) vari apprezzabilmente. Poi, a mano a mano che iniziano a formarsi le prime molecole di sapone, esse rendono sempre più viscosa la massa per via della presenza dei sali di sapone che cristallizzano in forma solida, tanto che ad un certo punto cominciamo ad osservare che la massa diventa una specie di crema.

Se lasciamo cadere un po’ di questa massa cremosa sulla superficie della stessa osserviamo che si forma un “nastro” in rilievo ovvero che le gocce che cadono lasciano una “traccia” sulla superficie, come dicono gli inglesi (trace).

IL NASTRO

Questo è il momento del nastro (vedi foto); esso rappresenta il consolidamento dell’emulsione e la garanzia che la stessa non si romperà più, consentendo a tutta la soda presente di reagire e formare i sali di sapone.

Maggiore è la quantità dei sali di sapone che si formano, maggiore è la viscosità dell’emulsione stessa, la quale dopo un certo tempo, variabile da 6 ore a diversi giorni, solidifica trasformandosi nel sapone che tutti noi siamo abituati a maneggiare.

Quindi il nastro non è un momento di arrivo, bensì costituisce un momento di partenza della reazione di saponificazione.

In realtà non è necessario arrivare al momento appena descritto, cioè alla formazione della traccia solida sulla superficie della mescola: prove sperimentali riportate in letteratura mostrano che ci si può fermare anche prima del cosiddetto nastro, quando l’emulsione accenna appena a formarsi, solo che non esiste un modo chiaro ed univoco per descrivere questo momento. Se ci si ferma troppo presto, l’emulsione rischia di rompersi e quindi rischiamo di trovare nel nostro sapone soda non reagita, con conseguenze nefaste per la nostra pelle.

Quello che viene invece descritto come nastro è un momento facilmente individuabile da chiunque, che garantisce in modo assolutamente sicuro che l’emulsione è diventata stabile, anche se si posiziona dopo il momento che sarebbe necessario per raggiungere l’obiettivo della stabilità.

Ovviamente, se si continua a mescolare dopo il raggiungimento del nastro, la massa diventa sempre più dura e difficile da colare nello stampo: alcune miscele induriscono talmente in fretta da causare un problema chiamato “ammassamento”. In qualche caso limite la massa indurisce in modo quasi istantaneo tanto da impedire il rimescolamento.

Quanto tempo occorre per raggiungere il nastro? Miscele di oli/grassi insaturi possono impiegare più tempo, anche 15-20 minuti. Miscele equilibrate di grassi saturi ed insaturi impiegano normalmente 2-5 minuti.

La temperatura elevata favorisce la formazione del nastro mentre una quantità elevata di acqua lo rallenta.

Possiamo quindi concludere che per accelerare o rallentare la formazione del nastro possiamo utilizzare la temperatura di miscela come elemento determinante, innalzandola per accelerare questo momento, od abbassandola per ritardarlo.

Un terzo elemento può influire sul rapido raggiungimento del nastro: la presenza nella miscela reagente di eugenolo, un estere che è presente, in misura rilevante (dal 60 al 90%),  negli oli essenziali di cannella (foglie), chiodo di garofano e bay di St Thomas. L’eugenolo forma con la soda eugenolato di sodio il quale funge molto bene da tensioattivo consolidando rapidamente l’emulsione.

Se si vuole quindi accelerare il tempo di ottenimento del nastro con oli lenti come l’olio d’oliva basta aggiungere piccole quantità (2-3 grammi per kg di olio) di olio essenziale di cannella (foglie), chiodo di garofano o bay.

Non tutti i trigliceridi saponificano alla stessa velocità: sono particolarmente veloci quelli contenenti acido ricinoleico che consentono un rapidissimo raggiungimento del nastro al punto tale da creare un vero e proprio problema di ammassamento. Per questo motivo è meglio limitare nelle miscele di oli la presenza di olio di ricino sotto il 5%; se si vuole superare questo contenuto prudenziale (per via dell’abbondante e cremosa schiuma prodotta da questo olio) si può operare un abbassamento della temperatura di miscela iniziale a circa 30°C ed aumentare il quantitativo di acqua operando con concentrazioni della soda comprese tra il 28% ed il 30%.

Nella scala di velocità di reazione, dopo i trigliceridi ricinoleici, seguono quelli degli acidi grassi saturi: è proprio per questo motivo che è bene tenere concentrazioni della soda tanto più basse (cioè usare più acqua) quanto più alta è la percentuale di acidi grassi saturi nella miscela che si vuole saponificare.

I più lenti a reagire sono i trigliceridi oleici, linoleici e linolenici, caratteristici degli oli insaturi.

Prima di chiudere questo capitolo dedicato al nastro vale la pena di fare un cenno ad una usanza molto diffusa nel mondo del sapone naturale: aggiungere oli “pregiati” al momento del nastro, mescolati con gli oli essenziali. E’ opinione diffusa che tali oli pregiati mantengano quasi inalterate le loro proprietà eudermiche e non reagiscano con la soda saponificando come gli oli utilizzati sin dall’inizio della reazione.

In realtà, alle temperature di inizio reazione, comprese normalmente tra i 35 ed i 50°C, dopo 3-5 minuti, cioè dopo il tempo medio necessario per raggiungere il nastro, la quantità di soda che è reagita è limitata al massimo ad un 5% del totale.

Secondo K.Dunn gli oli aggiunti al momento del nastro seguono esattamente la stessa strada di quelli aggiunti all’inizio. L’autore riporta tre esempi di saponificazioni da lui stesso effettuate mettendo gli oli tutti assieme all’inizio ovvero aggiungendone una parte (10%) al nastro, senza trovare differenze significative nei saponi prodotti.

Da queste rilevanze sperimentali ricaviamo che l’usanza di aggiungere oli al momento del nastro per mantenerli inalterati nel sapone sembra essere destituita di ogni fondamento scientifico, e che la sua “efficacia” appoggia solo su una credenza diffusa.

Aggiungere qualcosa al nastro ottiene solo l’effetto di limitarne la sua omogenea diffusione all’interno della massa reagente dato che, una volta raggiunto il nastro, il sapone inizia ad indurire rapidamente ed occorre versarlo celermente nello stampo: non si ha quindi molto tempo per miscelare e rendere omogenee nella massa le eventuali sostanze aggiunte. E’ molto meglio aggiungere tutti gli ingredienti all’inizio, prima di iniziare a mescolarli, per essere sicuri di rendere il più possibile omogeneo l’impasto.

Gli oli essenziali, che potrebbero evaporare più facilmente alle alte temperature, possono essere aggiunti quando la miscela reagente di oli e soluzione sodica, mescolata con un cucchiaio, ha raggiunto la sua temperatura di equilibrio, in genere circa mezzo minuto dopo l’aggiunta di tutti gli ingredienti. A questo punto, introdotti gli oli essenziali, si inizia a mescolare vigorosamente col pimer sino al raggiungimento del nastro.

Come abbiamo già accennato gli acidi grassi saturi sono più veloci di quelli insaturi e tra quelli insaturi sono più lenti quelli dotati di un maggiore numero di doppi legami (l’acido linolenico è più lento dell’acido linoleico il quale è più lento dell’acido oleico). Gli acidi grassi a catena più corta sono più veloci di quelli a catena più lunga.

La conseguenza di ciò è che quando si produce un sapone in difetto di soda gli acidi grassi più veloci (ricinoleico e saturi) rapidamente la consumano reagendo per primi, mentre quelli polinsaturi più lenti restano parzialmente a bocca asciutta, quando non trovano più soda disponibile.

Quindi gli acidi grassi liberi all’interno del sapone sono in misura rilevante polinsaturi e questo fatto aumenta la probabilità di irrancidimento di questi acidi grassi liberi per effetto del loro elevato numero di doppi legami.

Quindi cautela con lo sconto, è meglio tenersi su valori, riferiti al valore minimo dell’intervallo SAP, inferiori o eguali a 1-2%, onde cercare di scongiurare il temuto irrancidimento, e cautela con gli acidi grassi polinsaturi.