IL pH DEI SALI DI SAPONE

I sali di sapone, essendo formati da un acido grasso debole e da una base forte come la soda, danno una reazione sempre alcalina quando sono sciolti in acqua. Non esiste quindi il cosiddetto “sapone neutro”. In genere, in quei casi in cui il detergente viene battezzato come tale, non si tratta di sapone bensì di detergenti sintetici ottenuti per sintesi chimica.

Ma i diversi sali di sapone non hanno tutti lo stesso pH quando sono sciolti in acqua, per via della differente struttura chimica che li caratterizza e per la diversa lunghezza della catena alchilica che ne caratterizza la forza.

Quando si parla di pH del sapone è bene fare riferimento alla concentrazione della soluzione saponosa, dato che il pH è funzione della concentrazione, ed al limite anche alla temperatura che dovrebbe avere sempre lo stesso valore standard di 20°C, dato che il pH è anche funzione della temperatura.

Quindi i pH riportati di seguito, desunti dalla letteratura tecnica, sono relativi ad una concentrazione di 1% del sapone in acqua (una parte in peso di sapone per cento parti di soluzione).

laurato di sodio pH = 10,1 ; oleato di sodio pH =  11,2 ; nei sali degli acidi grassi saturi il pH è funzione della lunghezza della catena: più essa è lunga più è elevato il pH, dal pH 10,1 del laurato sino al pH 11,4 dello stearato di sodio.

Col crescere del numero dei doppi legami nella catena il pH diminuisce dal valore di 11,2 dell’oleato (1 solo doppio legame) a 10,9 del linoleato (due doppi legami) e sino a 10,4 del linolenato (3 doppi legami).

La miscela eutettica oleato 50% e laurato 50% avrà un pH medio pari a 10,65. Quindi un sapone presentante al suo interno una dose rilevante di tale miscela sarà ad esempio molto meno aggressivo di un sapone fatto con solo olio d’oliva, nel quale è prevalente l’oleato di sodio che, lo ricordiamo ha un pH di 11,2.

Queste considerazioni derivano da misure sperimentali e non da osservazioni soggettive, per cui, quando si sentirà affermare esattamente l’opposto, saremo di fronte ad affermazioni non vere.

La prima considerazione che deriva da questi dati sperimentali è che non è sempre vero che l’uso di grassi/oli insaturi contribuisca a conferire delicatezza al sapone, anzi una oculata scelta di grassi saturi potrebbe portare ad un sapone dotato di un pH meno elevato e quindi in definitiva più delicato sulla pelle.

Un sapone quindi possiede un pH medio intimamente legato ai sali di sapone che lo compongono, pH medio che orientativamente sarà compreso nell’intorno di 10,5-11,0. La presenza poi di acidi grassi liberi nel sapone contribuisce ad abbassare di qualche decimo di punto il pH così come la presenza di acido carbonico risultante dall’anidride carbonica dell’aria disciolta nell’acqua contenuta entro il sapone.

In definitiva il pH finale del sapone avrà sempre un valore leggermente superiore a 10.

Non misurate il pH del vostro sapone con le “cartine” che indicano il valore di pH col colore, anzi vi consiglio di non misurare proprio il pH, neppure con un sofisticato piaccametro. Avete a disposizione la vostra lingua, che è uno strumento molto sensibile. Toccate il sapone con la punta della lingua: se sa di sapone e non pizzica siete a posto. Se pizzica c’è ancora soda non reagita.

Ho letto tempo fa di una signora, produttrice di sapone artigianale, la quale per una ventina di anni aveva misurato il pH dei suoi saponi con le cartine, trovando valori di 8-8,5 che la riempivano di soddisfazione e di orgoglio. Poi un bel giorno ha conosciuto un signore che lavorava in un laboratorio chimico ed ha deciso di far fare un controllo con una misura finalmente accurata del pH: ebbene il suo pH di 8,5 si è trasformato in un 10,8 che l’ha gettata nello sconforto. Se avesse conosciuto le basi della chimica avrebbe capito da subito che il suo 8,5 non poteva essere corretto.

Per rendere più delicato il sapone conviene scegliere oli poveri di acido oleico, dato che l’oleato di sodio ha il pH più elevato tra tutti i sali di sapone insaturi e fare saponi con elevata percentuale di miscela eutettica. Tra i grassi saturi è meglio scegliere quelli che contengono acidi grassi a catena più corta, come ad esempio l’olio di cocco (laurico e miristico oltre che C8 e C10) e quello di palma (palmitico). Ottimo come fonte di acidi grassi saturi a catena corta è l’olio di cocco frazionato formato dalla frazione leggera del cocco (C8 e C10 oltre a tracce di C12).