LA BAVETTA

Parliamo ora di un fenomeno poco gradevole che interessa i saponi, in particolare quelli prodotti artigianalmente, ma anche quelli industriali: la cosiddetta “bavetta” chiamata in inglese mush.

La bavetta consiste di un inglobamento dell’acqua nel sapone con rigonfiamento e formazione di uno strato superficiale molliccio ed appiccicoso, poco piacevole al tatto, il quale favorisce anche il rapido consumo del sapone.
Questo fenomeno è legato alla natura del sapone, al fatto cioè che esso è costituito da due fasi distinte, una solubile ed una insolubile. L’acqua, che entra in contatto col sapone quando lo si adopera per lavarsi e lo si ripone nel portasapone, si incunea nella fase solubile, formata da altra acqua e sali solubili di sapone, principalmente dalla miscela eutettica.
Questo aumento dell’acqua nella fase solubile determina lo sciogliersi di alcuni sali di sapone dalla fase insolubile a quella solubile e quindi un cambio di cristallizzazione della fase insolubile. Durante questo cambio di cristallizzazione i cristalli di questa fase incorporano parte dell’acqua in contatto col sapone e si rigonfiano formando quindi la bavetta.

Se il sapone contiene disciolti sale e glicerina, come spesso accade nei saponi artigianali per quanto riguarda il primo e come sempre accade per quanto riguarda la seconda, il fenomeno si accentua, dato che sia la glicerina che il sale sono molto solubili ed “attirano” l’acqua esterna al sapone.
Il fenomeno è in realtà molto più complesso: questa è solo una descrizione sufficientemente attendibile di quello che avviene e solo per capire il fenomeno.

La bavetta interessa particolarmente i saponi con percentuali di olio d’oliva superiori al 70-80%.

In pratica quello che importa, al di là della comprensione del fenomeno, è solo come minimizzare, dato che non è possibile ovviare completamente al fenomeno, la formazione della bavetta.

Nel capitolo della fase gel abbiamo visto che quando un sapone raggiunge la gelificazione al 100% si rigonfia meno in presenza di acqua di uno che invece non la raggiunge o la raggiunge solo parzialmente.
Abbiamo visto che per essere praticamente sicuri di gelificare il sapone al 100% basta partire da temperature di miscela elevate (50-55°C) ed usare abbastanza acqua per sciogliere la soda, cioè operare con concentrazioni della soda comprese tra 28% e 30%.

Un secondo modo per contenere la bavetta consiste nell’inserire  nella ricetta, nei saponi ottenuti con i processi industriali, una quantità di olio di cocco (o di un qualsiasi altro olio contenente elevate percentuali di acido laurico) superiore al 10%, sino ad un massimo del 35%, sempre rispettando le condizioni operative di cui al punto precedente.

Io ho riscontrato praticamente nei miei saponi ad elevato contenuto di cocco (dal 40% al 60%) che la bavetta si forma in maniera del tutto trascurabile.

Un terzo modo per ridurre la bavetta, poco fattibile dal punto di vista pratico, è avvolgere la barra di sapone con film di politene resistente al calore in modo che essa sia perfettamente sigillata e poi sottoporla ad un riscaldamento a 70°C in forno elettrico per 18 ore consecutive. Questo trattamento dimezza la formazione di bavetta.

In ogni caso la bavetta si forma per contatto prolungato con l’acqua e quindi il primo accorgimento da usare è quello di provvedersi di portasapone che non lascino ristagnare l’acqua contro il sapone, bensì la facciano scivolare in basso attraverso buchi, fessure o quant’altro.