STORIA DEL SAPONE

Il reperto più antico relativo all’uso di sapone è stato ritrovato in Mesopotamia (attuale Iraq) e risale circa al 2800 a.c.: esso consiste in alcune anfore di terracotta contenenti una sostanza simile al sapone. Inoltre, è stata rinvenuta una tavoletta con caratteri cuneiformi risalente al 2200 a.c. che descrive la preparazione del sapone con acqua, sostanze alcaline e olio di cassia.
I nostri progenitori romani conoscevano l’uso del sapone: Plinio il vecchio parla del sapo nella sua Historia naturalis (scritta nel primo secolo) descrivendo una ricetta di sapone ottenuto usando cenere e sugna ma ne stigmatizza l’uso, a suo dire eccessivo, che ne facevano i Galli, per la pulizia dei capelli.
I Romani infatti per la pulizia del corpo utilizzavano uno strumento in metallo ricurvo, lo strigilo, col quale rimuovevano il grasso corporeo strofinandolo sulla pelle, e facevano largo uso di oli profumati.
Ma il popolo che ha dato il maggiore contributo alla creazione del sapone moderno è stato il popolo arabo. Gli arabi producevano regolarmente sapone partendo dall’olio d’oliva e di alloro. Furono i primi ad utilizzare la soda (contenuta nelle ceneri di particolari piante) e quindi, in pratica, furono gli inventori del moderno sapone. Lo sviluppo del sapone ebbe origine nella zona di Aleppo in Siria dove erano presenti abbondanti coltivazioni di piante di olivo e di alloro. Da queste materie prime gli arabi ottennero un sapone molto fine, profumato e colorato che in breve tempo si diffuse in tutto il mondo arabo. Gli arabi producevano sia saponi solidi che liquidi.
Dopo l’800 d.C., sull’onda dell’espansione araba in Europa, questi prodotti furono conosciuti in tutto il bacino mediterraneo, raggiungendo la Spagna e la Sicilia. I primi saponifici d’Europa furono impiantati nel XII secolo in Castiglia (Spagna) e in Italia (Savona, Venezia), poi in Francia dove nacque il sapone di Marsiglia, che deriva direttamente da quello di Aleppo. Ma si trattò per lo più di produzioni a carattere artigianale, pur se in quantitativi considerevoli per il tempo.

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Intorno al 1790 il medico e chimico francese Nicolas Leblanc scoprì un procedimento per ottenere il carbonato di sodio, comunemente chiamato “soda”, dal cloruro di sodio (il sale comune). Questo processo però era altamente inquinante, poiché immetteva nell’ambiente circostante, come sottoprodotti, acido cloridrico e solfuro di calcio. Colui che invece diede maggiore impulso alla produzione industriale della soda fu il belga Ernest Solvay nel 1861 inventando un processo che, partendo dal cloruro di sodio ed utilizzando ammoniaca, permetteva la produzione di carbonato di sodio nei quantitativi necessari alla fabbricazione del sapone, eliminando quasi del tutto i problemi ambientali del processo Leblanc. Questi sviluppi spianarono la strada all’industrializzazione della produzione del sapone.
Oggi il sapone viene prodotto industrialmente partendo da oli, grassi e idrossido di sodio (soda caustica), un alcali notevolmente più reattivo e basico del carbonato di sodio. I grassi vengono messi in reazione con una soluzione acquosa di soda caustica in lieve eccesso rispetto al quantitativo necessario. Al termine della reazione si separano due fasi: quella costituita dal sapone, che viene lavato per eliminare eventuali tracce di soda e quindi essiccato e pressato negli stampi, mentre quella liquida, che contiene acqua, glicerina e soda non reagita, viene inviata in una sezione per il recupero, mediante distillazione, della glicerina, mentre l’acqua e la soda non reagita vengono riciclate in reazione.
A fianco dello sviluppo della produzione industriale del sapone ha continuato a crescere anche la produzione domestica ed artigianale dello stesso. Il processo artigianale seguito prevalentemente nel recente passato dai nostri antenati rassomigliava al processo industriale appena descritto.

Ma già agli albori del diciassettesimo secolo troviamo traccia, in un brevetto inglese del 1622, dei primi tentativi di produzione del sapone prodotto senza fornire calore dall’esterno, secondo cioè il cosiddetto processo a freddo. Ovviamente la mancanza totale di conoscenza di come calcolare la quantità di soda da utilizzare nella reazione comportò il fallimento di questi primi tentativi, che però continuarono con alterne vicende sino alla seconda metà del diciannovesimo secolo. E’ proprio in tale periodo infatti, precisamente nel 1879 che i chimici cominciarono a calcolare con sufficiente esattezza la quantità di soda necessaria per saponificare completamente ogni tipo di oli o grassi, non al fine di produrre sapone, bensì come sistema per individuare sofisticazioni alimentari.
Queste conoscenze spianarono la strada al processo di saponificazione a freddo che ebbe così modo di svilupparsi.
Ma l’inizio dell’era del sapone artigianale, fatto con la tecnica a freddo, sia allo scopo di venderlo che per uso personale, come prodotto di qualità e di nicchia, e con una precisa connotazione in difesa dell’ambiente, può essere collocato in tempi abbastanza più recenti con la pubblicazione del libro di Ann Bramson “Soap, making it, enjoying it” avvenuta nel 1972, nel quale tale tecnica viene descritta compiutamente ed in particolare viene descritto l’aspetto della formazione del cosiddetto “nastro”, che è il segnale della stabilizzazione dell’emulsione tra la soluzione sodica e gli oli, la quale consente il corretto decorso della reazione di saponificazione.

Da quegli anni ad oggi il sapone artigianale ha conosciuto un considerevole sviluppo in tutto il mondo, consentendo la diffusione di un prodotto di alta qualità, privo di additivi chimici, rispettoso per la pelle, completamente biodegradabile ed in quanto tale in sintonia con l’ambiente.

Oggi nel nostro paese sono migliaia le persone che si avvicinano al mondo del sapone auto prodotto con grande determinazione, qualche volta sconfinante negli eccessi che il troppo entusiasmo può comportare: esistono nella rete forum con migliaia di iscritti che si scambiano ricette, informazioni, tecniche, problematiche sul tema sapone, denunciando spesso limiti di conoscenza degli aspetti teorici e scientifici, necessari per non incorrere in sgradevoli insuccessi.

Fare il sapone è contemporaneamente un’arte ed una scienza: il piacere dell’arte è meglio che sia accompagnato dalla ragionevole consapevolezza di ciò che si fa.

SAPONE COTTO NEL FORNO