MATERIALI, ATTREZZATURE E SICUREZZA

Esaminiamo ora cosa occorre per fare il sapone, al di là degli ingredienti essenziali ed accessori, cioè di quali attrezzature bisogna disporre.

Innanzitutto occorre un locale riscaldato ed attrezzato con un lavabo, fornello, tavolo: la cucina è ideale disponendo di tutti questi requisiti contemporaneamente. E’ importante che l’ambiente sia riscaldato in quanto la reazione di saponificazione si completa più in fretta se la temperatura è più alta.

Sarebbe meglio se tutti gli attrezzi utilizzati per fare il sapone fossero dedicati esclusivamente a tale scopo, con l’eccezione di qualche cucchiaio di acciaio inox che può anche essere preso in prestito dal suo normale uso alimentare, salvo un accurato lavaggio al termine dell’uso.

Per preparare gli oli essenziali occorre una capace tazza in ceramica delle dimensioni di quelle utilizzate normalmente per la prima colazione. E’ preferibile non utilizzare contenitori in plastica in quanto alcuni oli essenziali sciolgono la plastica.

Per pesare gli oli ed i grassi occorre un capace recipiente, dotato di coperchio, (consigliati almeno 4,5 litri di capacità) di acciaio inossidabile 18-10 (lega di acciaio inox contenente il 18% di nichel e il 10% di cromo), in quanto successivamente agli oli si introdurrà nel recipiente la soluzione sodica corrosiva. In alternativa all’acciaio inox 18-10 può andar bene anche la plastica (politene, PVC, polipropilene).

E’ bene che questo recipiente abbia un  diametro di 18 centimetri per favorire la mescola degli ingredienti (stretto ed alto) e per garantire che l’elica del miscelatore elettrico (pimer) peschi sempre nel battente liquido. Se la quantità di oli da saponificare è superiore a 1500 gr può andar bene anche un diametro di 20 centimetri.

Per le pesate occorre una bilancia di precisione elettronica con un fondo scala (massima capacità di peso) di almeno 3 kg ed una capacità di lettura di 1 grammo, meglio ancora di 0,1 grammi. Considerato che una pentola capiente pesa circa 1 kg, con tale bilancia si riesce a pesare ingredienti sino ad un massimo di 2 kg.

Per proteggere gli occhi da schizzi sodici corrosivi sono necessari degli occhiali protettivi: vanno bene gli occhiali a maschera, in vendita nei negozi di ferramenta, che si possono indossare anche sopra gli occhiali da vista. E’ meglio togliere le lenti a contatto quando si manipola la soda.

Per ripararsi dai vapori di soda caustica proteggere bocca e naso con apposite mascherine protettive; le migliori sono quelle che possiedono al centro un piccolo filtro a carboni attivi.

Infine per proteggere le mani sono indispensabili guanti in gomma: vanno discretamente bene quelli che si usano per lavare i piatti ma i migliori sono quelli cosiddetti in nitrile,  del tipo uso e getta, in vendita nei negozi di ferramenta, in quanto la gomma nitrilica è tra le più resistenti all’aggressione chimica.

E’ prudenziale coprire anche le braccia con una vecchia camicia a maniche lunghe onde ripararsi da occasionali schizzi di soda e proteggere le superfici di lavoro con qualche giornale: comunque, anche se è meglio abbondare con le precauzioni, è bene sottolineare che, se si manipola la soda con le dovute maniere, non accade nulla di pericoloso per le persone o per le cose.

Il pericolo maggiore è legato al pressappochismo, alla disattenzione, all’eccesso di confidenza od alla superficialità: lavorando correttamente tutto fila liscio come l’olio.

Per pesare la soda caustica occorre una bilancia di precisione, avente una capacità di lettura sino al decigrammo. L’ideale sarebbe una bilancia dedicata alla soda con un fondo scala di 500-700 grammi (il peso di un recipiente più quello della soda in perle o scaglie). In alternativa potrà essere sufficiente anche la bilancia con cui si pesano gli oli ed i grassi.

La soda solida può essere pesata dentro un contenitore in plastica o in acciaio inox, mentre per scioglierla in acqua occorrerà un recipiente in acciaio inox 18-10, in quanto l’idrossido di sodio in soluzione concentrata calda è fortemente corrosivo. Vanno bene per la dissoluzione della soda anche recipienti in plastica (i migliori sono quelli in polipropilene) con la sola accortezza di verificarne in precedenza la resistenza ad una temperatura di circa 100 °C mediante acqua bollente.

Non vanno invece bene recipienti di vetro comune il quale è attaccato chimicamente dalla soda calda. Durante la dissoluzione della soda occorre mescolare continuamente con un cucchiaio in acciaio inox di buona qualità.

Come misura di sicurezza, quando si procede a sciogliere la soda in acqua, è meglio avere sempre a disposizione una bottiglia in plastica dotata di beccuccio sul tappo di chiusura, piena di acqua, allo scopo di poterla spruzzare immediatamente su eventuali parti colpite da schizzi di soluzione sodica. Dopo un accurato lavaggio con acqua delle parti colpite da schizzi di soda è necessario ricorrere immediatamente alle cure di un medico o del pronto soccorso.

Al termine della dissoluzione della soda in acqua e durante la successiva miscelazione con gli oli è necessario misurare la temperatura con un termometro, avente un intervallo di lettura almeno da 0°C a 150°C.

I migliori sono quelli elettronici, dotati di una sonda in acciaio inox, collegata, tramite un cavo lungo almeno un metro, allo strumento di rilevazione. L’intervallo di lettura sufficiente è il grado centigrado, ma l’aspetto più importante è il tempo di risposta dello strumento: tempi di risposta troppo lunghi (superiori ai trenta secondi) non consentono letture di temperatura agevoli e precise.

Non vanno bene per misurare la temperatura i termometri a mercurio in vetro, per il motivo indicato prima della corrosione del vetro.

Per miscelare soluzione sodica ed oli occorre un miscelatore elettrico ad immersione (pimer), in acciaio inox o anche in plastica, resistente al calore e con le pale dell’elica in inox. E’ importante mescolare continuamente, salvo brevi intervalli per far riposare il miscelatore, per un tempo che può andare da un paio di minuti sino a quindici minuti circa e quindi è bene che il motore del miscelatore sia dimensionato per sopportare questo carico di lavoro (potenza di almeno 750 W).

La miscelazione della soda e degli oli è uno dei fattori più importanti per la buona riuscita della reazione di saponificazione, in quanto attraverso di essa gli ingredienti riescono ad entrare intimamente in contatto. Quindi è bene che il pimer scelto sia di qualità.

Una volta terminata la miscelazione, seguendo il cosiddetto processo “a freddo”, la pasta di sapone è pronta per essere versata nello stampo dove essa terminerà la reazione chimica. Occorre quindi uno stampo.

Si possono utilizzare allo scopo contenitori in plastica flessibile e resistente al calore (testare preventivamente con acqua all’ebollizione): ad esempio i contenitori per la frutta e verdura del supermercato ad eccezione di quelli di polistirolo, materiale che non resiste alle elevate temperature raggiunte durante la reazione di saponificazione (fino a 80°C).

Ottimi sono gli stampi in gomma siliconica dai quali si può estrarre il sapone solido con estrema facilità, operazione non semplice invece con i contenitori in plastica flessibile.

I più pratici tra gli stampi possibili sono quelli smontabili in legno, ricoperti di carta da forno antiaderente o di un sottile film in politene o polipropilene, i quali consentono di estrarre la barra di sapone con molta facilità semplicemente separando i pezzi di cui sono composti. In ogni caso lo stampo deve essere opportunamente coibentato, possibilmente con un rivestimento di sughero (almeno 1 cm) o di polistirolo/poliuretano, o al limite anche con una coperta spessa di lana che lo avvolga da tutti i lati. Inoltre la parte del sapone a contatto con l’aria deve essere coperta da un sottile film di politene per alimenti per evitare la formazione di carbonato di sodio (antiestetica polvere biancastra) sulla superficie del sapone, dovuta alla reazione tra la soda e l’anidride carbonica dell’aria.

La dimensione dello stampo può essere facilmente determinata considerando che il sapone fresco ha un peso specifico circa compreso tra 0,95-1,05 Kg/litro, cioè 1 kg di sapone occupa all’incirca il volume di un litro. Aumentando la quantità di acqua impiegata per fare il sapone la sua densità diminuisce.

In pratica per una ricetta da 1 kg di oli che ingloberà mediamente 150 gr di soda, 330 gr di acqua, 20 gr di farine e 20 gr di oli essenziali, per un totale di 1520 grammi occorrerà uno stampo da poco più di 1,5 litri di volume. Può andar bene ad esempio uno stampo che abbia internamente le dimensioni di 7,5 cm di larghezza per 7,5 cm di altezza, con una profondità di 36 cm. Si otterranno da questo stampo 12 saponette di dimensione 7,5×5,5×3 cm, aventi un peso di poco superiore ai 100 grammi.

Variando la lunghezza dello stampo di multipli di 3 cm si potranno produrre anche più di 12 saponette per volta, o anche meno, con un limite inferiore di 8 saponette (stampo lungo 24 cm).

Occorre, nel processo “a freddo”, che il sapone sia messo all’interno di un solo stampo e non in tanti stampini piccoli per consentire un buon decorso della reazione chimica.

Infatti la reazione di saponificazione è esotermica e si svolge più rapidamente ad elevate temperature: a titolo di esempio la saponificazione a 70°C si completa in circa 1 ora, a 60°C richiede poco più di 2 ore, mentre a 50°C sono necessarie molte ore perché essa si completi e non sia più presente idrossido di sodio libero all’interno del sapone.

Se usiamo stampi piccoli, il calore prodotto in reazione si disperde facilmente per convezione termica e la temperatura si abbassa, mentre, se la massa reagente è elevata, le dispersioni termiche sono trascurabili rispetto al calore prodotto, la temperatura sale, e la reazione si completa velocemente.

Se si segue invece un processo “a caldo”, cioè si procede alla cottura a bagnomaria della pasta di sapone appena formatasi è necessaria una ulteriore pentola, anche in alluminio o ferro smaltato, avente una capacità tale da contenere per intero la pentola inox in cui si è formata la pasta di sapone, all’interno della quale si procederà alla cottura a bagnomaria in acqua bollente.

Usando il  processo a caldo si possono adoperare stampi anche piccoli per il sapone cotto in quanto, al termine della cottura, la reazione di saponificazione è completata. E’ meglio, in caso di utilizzo di piccoli stampi nel processo a caldo, ungerli preventivamente per facilitare l’estrazione del sapone indurito (nel processo a freddo non serve a nulla ungere preventivamente lo stampo in quanto l’olio reagirebbe comunque con la soda formando sapone).

Quello che è sempre necessario verificare per la scelta degli stampi è che essi resistano ad una temperatura nell’intorno di 70-80 °C, riempiendoli con acqua bollente e lasciandoli pieni per almeno dieci minuti.

Vanno molto bene, per formare piccole saponette di forme originali, gli stampi di gomma siliconica, le coppette in plastica per il gelato e per lo yoghurt, e tutto quello che la fantasia può suggerire.