INGREDIENTI ACCESSORI

Prenderemo ora in esame gli ingredienti che servono per dotare il sapone di profumo, consistenza e colore ed attribuirgli quindi gli effetti che, anche se dal punto di vista della capacità lavante non danno alcun contributo, pur tuttavia sono importanti per rendere il sapone più accattivante e piacevole da usare.

In pratica, se non si è esperti di sapone, quando lo si acquista e lo si usa, in genere si guarda solo alle caratteristiche che gli vengono conferite da questi ingredienti accessori.

GLI OLI ESSENZIALI

Gli oli essenziali sono chiamati oli ma in realtà non contengono alcun olio al loro interno, cioè non contengono alcun trigliceride, ma soltanto una serie di sostanze aromatiche appartenenti alle più disparate famiglie chimiche.

Essi sono ricavati in genere dalle parti aeree delle piante profumate mediante un procedimento di estrazione con vapore: le parti fresche od essiccate dei vegetali sono messe in apposite caldaie, tenute separate tramite una griglia forata dall’acqua di ebollizione e sottoposte per il tempo necessario al contatto col vapore prodotto per ebollizione.
Gli oli essenziali col riscaldamento evaporano e vengono trascinati via dal vapore prodottosi. A valle della caldaia i vapori vengono condensati tramite un condensatore ad acqua e raccolti in un apposito recipiente cilindrico stretto dotato di sfioro nella parte alta. L’olio essenziale, raffreddandosi, liquefa e forma uno strato oleoso che galleggia sull’acqua essendo più leggero (gli oli essenziali hanno una densità tra 0,88 e 0,92 gr/ml). Questo strato oleoso viene fatto sfiorare nella parte alta e raccolto in appositi contenitori. Questo procedimento, che si chiama distillazione estrattiva, permette di ottenere il prodotto di migliore qualità.
Esiste anche un processo che si basa sull’uso di solventi che vengono fatti bollire con le erbe, estraendone gli oli, e successivamente inviati in colonne di rettifica per separare gli oli essenziali dal solvente. Gli oli che si ottengono con questo procedimento vengono chiamati essenze concrete ed hanno un valore sia commerciale che qualitativo decisamente inferiore a causa della presenza in essi di tracce del solvente usato per l’estrazione.
Per gli agrumi e per pochi altri vegetali infine esiste anche la possibilità di estrarre l’olio contenuto nella buccia o nella polpa mediante spremitura meccanica, processo economico e di qualità.
Gli oli essenziali si possono suddividere in tre grandi categorie dal punto di vista del loro profumo: essenze di testa, di cuore e di base, chiamate anche alte, medie e basse, come in una scala musicale, a seconda della persistenza nel tempo del profumo che essi emanano.
Le essenze di testa hanno un profumo che ha una durata relativamente breve ed è meglio che siano presenti in una miscela in percentuale non troppo alta, inferiore al 50 per cento. Appartengono a questa categoria gli oli agrumari, il cajeput, la citronella, l’eucalipto, il lemongrass e la verbena per citare i più comuni. Alcuni considerano appartenente a questa categoria anche l’albero del tè (tea tree oil), mentre secondo altri questo olio essenziale appartiene al raggruppamento degli oli di base, tanto per sottolineare l’aspetto soggettivo di tali classificazioni.
Le essenze di cuore hanno un profumo che persiste invece più a lungo, costituiscono appunto il cuore di una miscela e sono utilizzate in percentuale dal 30 al 50 per cento. Tra quelle più comuni riconosciamo l’abete bianco, l’alloro, la camomilla, la cannella, l’elemi, il gelsomino, il geranio, la lavanda, il neroli (fiori di arancio), il pepe, il pino silvestre, il rosmarino e l’ylang-ylang.
Le essenze infine di base sono quelle che durano più a lungo, sono i bassi dell’orchestra, quelli che assegnano il tono alla partitura musicale e vanno utilizzate in percentuale dal 10 al 20 per cento o anche più oltre, a seconda del gusto.
Tra quelle più utilizzate annoveriamo l’albero del tè, il cardamomo, l’elicriso, il benzoino, l’incenso e la mirra, il patchouli e lo zenzero.
L’ylang-ylang potrebbe a stretto rigor di termini essere incluso in ciascuno di questi tre gruppi per le notevoli caratteristiche del suo profumo, leggero e volatile ma anche profondo e persistente nel tempo, ed anche per il fatto che tale olio essenziale costituisce un fissativo naturale per gli altri con cui è miscelato e ne incrementa la persistenza nel tempo del profumo.
La scelta ed il dosaggio degli oli essenziali nel sapone costituiscono uno degli aspetti più difficili ed affascinanti e richiedono una lunga pratica. Esistono diversi sistemi per cercare di capire come verrà una determinata miscela: dosaggio in gocce dei vari oli su una carta assorbente per odorarne l’effetto combinato dopo qualche ora. Oppure utilizzare un piccolo contenitore in vetro a chiusura ermetica nel quale dosare le varie gocce dei vari oli su un poco di cotone idrofilo, chiudere e seguire nel tempo il profumo.
Questi sistemi riproducono in modo imperfetto l’effetto finale: nel contatto con la soda alcuni oli essenziali subiscono reazioni chimiche che ne alterano l’odore originario trasformandolo. Alla fine secondo me l’unico modo è testare empiricamente nel sapone l’effetto di una miscela.
Il dosaggio degli ingredienti della miscela di oli essenziali può cambiare, anche di molto, il risultato finale: ad esempio una delle miscele che preferisco, quella di geranio bourbon, bergamotto e patchouli, nelle proporzioni 70/20/10 dà come risultato un profumo dolce, femminile, delicato e penetrante, mentre nelle proporzioni 34/33/33 permette di ottenere un profumo intenso, maschile, forte e aromatico.
Gli oli essenziali, pur essendo ricavati per estrazione col vapore da parti di piante e fiori, non sono così innocui come potrebbe sembrare. Essi sono infatti prodotti molto concentrati che possono determinare, se usati impropriamente, sensibilizzazioni sulla pelle, reazioni allergiche e quindi vanno dosati opportunamente nel sapone.
Per i bambini sino a 2 anni circa sarebbe meglio usare saponi senza alcuna presenza di oli essenziali.
Per i restanti saponi il dosaggio più usato è di 20 ml per ogni kg di oli e/o grassi usati in ricetta.
Si faccia molta attenzione alla scadenza degli oli essenziali che deve sempre essere indicata sulla confezione, in particolare agli oli agrumari (limone, arancio, mandarino, bergamotto, cedro ecc.): questi ultimi hanno una durata limitata di sei mesi dopo l’apertura della confezione e possono facilmente indurre nel sapone l’inizio di processi di irrancidimento.
Per prolungare nel tempo il profumo degli oli essenziali nel sapone è possibile adoperare come mezzo per fissarli farine, argilla, amidi, crusca, polvere di caffè, erbe secche. Queste sostanze si impregnano del profumo degli oli e vengono incorporate nel sapone, restituendo a poco a poco il profumo con l’uso.
Le farine, se integrali, ottenute ad esempio polverizzando con un macinacaffè dei chicchi di cereali, attribuiscono al sapone anche un effetto “scrub”, cioè lo rendono ruvido ed adatto a massaggiare la pelle lavandosi. Bisogna però fare attenzione a macinare finemente i cereali e non esagerare con il dosaggio (massimo 10-15 gr per kg di oli) onde evitare che il sapone diventi come una carta vetro.
Tra i cereali macinati sono molto adatti l’avena decorticata (anche i fiocchi), il riso, l’orzo ed il mais. Tra le farine sono ottime quelle di avena e di riso. E’ importante che le erbe secche (lavanda, timo, verbena, calendula, ecc.) e la crusca siano macinate finemente.
L’argilla verde può essere usata come assorbente per gli oli essenziali: oltre a trattenere nel tempo il profumo essa contribuirà a colorare di un verde-azzurro marmorizzato il sapone.

A titolo di suggerimento di qualche buona miscela di oli essenziali, oltre a quelle di geranio, bergamotto e patchouli riportate precedentemente possiamo indicarne alcune altre:

lavanda, pino silvestre, patchouli e zenzero (35/35/15/15) aromatica e persistente;
citronella, rosmarino, zenzero (30/50/20) molto adatta per saponi per stoviglie e pavimenti;
bergamotto, lavanda, ylang-ylang (20/30/50) veramente notevole per i saponi da bagno;
limone, pepe nero, rosmarino (40/30/30) delicata per il bagno;
arancio dolce, citronella, gardenia, lavanda, patchouli, petitgrain, pino silvestre (16/4/19/4/32/12/13) molto delicata, profumata e persistente nel tempo;
benzoino, bergamotto, incenso, ladano, petitgrain, vaniglia (18/19/5/2/26/30) con uno straordinario profumo orientale;
patchouli (20) ed oli agrumari (limone, arancio, bergamotto, mandarino ecc.) per il restante 80, dal profumo intrigante.

GLI OLEOLITI

Un sistema economico ed efficace per attribuire profumo al sapone, ed anche alcune caratteristiche eudermiche, è utilizzare per la sua preparazione gli oleoliti.
Un oleolito è una macerazione in olio di erbe, radici, bacche e fiori secchi. Il dosaggio delle erbe non ha regole fisse e comunque maggiore è la quantità di erbe, maggiori saranno il profumo o le caratteristiche eudermiche estratti.
E’ importante che l’oleolito sia preparato con un solo tipo di olio poiché l’oleolito mantiene il SAP dell’olio con cui è stato fatto.
Nella reazione di saponificazione si può utilizzare l’oleolito da solo o in miscela con qualsiasi altro olio o grasso per fare un sapone.
In genere si utilizza come olio di estrazione olio d’oliva, olio di mandorle dolci, olio di semi o qualsiasi altro olio di gradimento, ovviamente sempre un solo olio per volta e mai in miscela. La macerazione va fatta per almeno 40 giorni nel periodo di fioritura o di massimo sviluppo (primavera-estate) per le piante che si utilizzano dopo essiccate, mentre per i semi o per le bacche profumati (cardamomo, pepe, cannella, chiodi di garofano ecc.) l’estrazione può avvenire in qualsiasi periodo dell’anno.
L’importante è che la macerazione sia fatta in posto fresco ed al buio, dato che il calore e la luce sono alcuni dei fattori che favoriscono l’irrancidimento, in particolar modo se si utilizzano oli linoleici o linolenici.
Trascorsi i 40 giorni si filtra l’olio e si pone in recipienti a chiusura ermetica, etichettati con la descrizione degli ingredienti e la data di estrazione, al fresco ed al buio. Si tenga comunque conto che si ha una perdita di olio nella preparazione dell’oleolito di circa il 30-35%. Il sapone fatto con oleoliti e senza l’uso di oli essenziali, mantiene un leggero e delicato profumo nel tempo.

GLI IDROLATI
Se si dispone di grosse quantità di fiori profumati come rose, lavanda, robinia, caprifoglio ecc. si può cercare di utilizzarli per distillarli ed ottenere un’acqua profumata che, una volta raffreddata, può essere utilizzata per sciogliere la soda e profumare lievemente il sapone.
Per far ciò, occorre una pentola capiente in acciaio inox sul fondo della quale appoggiare un disco forato inox (si trova nei supermercati come attrezzo per la cottura a vapore delle verdure) che consente di separare i fiori appoggiati sopra il disco dall’acqua sottostante al disco.

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Somministrando lentamente calore, si porta ad ebollizione l’acqua, generando il vapore che fa evaporare gli oli profumati contenuti nei fiori. Occorre poi procedere a far condensare questo vapore raccogliendo in un recipiente in acciaio inox la condensa profumata (idrolato).
Uno dei sistemi possibili per condensare il vapore è chiudere la pentola con un coperchio a forma di cono rovesciato, cioè con la punta verso il centro della pentola (si può usare una plafoniera di vetro).
Se si riempie il cono con acqua fredda e ghiaccio si crea una parete fredda: il vapore prodotto con l’ebollizione condensa su tale parete, dal lato interno della pentola, e la condensa prodotta scivola verso la punta del cono: disponendo un piccolo pentolino inox all’interno della pentola, appoggiato sui fiori si riesce a raccogliere nel pentolino l’idrolato profumato nel quantitativo necessario.

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Un secondo sistema realizzabile in casa prevede l’utilizzo di una pentola a pressione con disco forato ed erbe al suo interno come nel caso precedente: collegando il beccuccio della pentola con un opportuno tubo in plastica resistente al calore si possono condensare i vapori profumati tramite il tubo, facendolo passare in un recipiente pieno di acqua fredda e ghiaccio, per condensare il vapore e raccoglierlo.
Questi idrolati si conservano per una settimana in frigorifero oppure, miscelati con un 20% di alcool etilico, per un tempo sino a tre mesi e sono in tal caso utilizzabili anche come acqua di colonia, ma non nel sapone: l’alcool causa repentino ammassamento.

I COLORANTI PER IL SAPONE
Il sapone in genere viene di colore piuttosto chiaro, bianco o crema. L’olio d’oliva extravergine gli assegna tonalità leggere di verde, quello di palma vergine tonalità di rosso.
Esistono molti sistemi per colorare il sapone: esamineremo solo alcuni metodi naturali, in linea con i nostri scopi. I coloranti solubili in acqua si dispongono nella fase acquosa del sapone e tendono a “migrare”, per cui se si fanno saponi di due o più colori i contorni non sono mai netti ma sfumano. I coloranti invece solubili nell’olio producono saponi variegati dai colori nettamente distinti.

INFUSI E SUCCHI
Si può colorare il sapone con the nero (tonalità di giallo ocra), succo di carote (tonalità di arancio), succo di ortica (tonalità di verde), succo di bacche di sambuco ed infuso di caffè (tonalità di nero). Comunque questi colori non persistono a lungo bensì sbiadiscono nel tempo.

POLVERI ED ERBE
Per colorare di giallo si può usare lo zafferano (due bustine per 1 kg di oli) sciolto nell’acqua di soluzione della soda. Lo zafferano comunque lascia nel sapone il suo inconfondibile aroma che sovrasta quello degli oli essenziali e non risulta a tutti gradito. Sfumature di giallo e marrone rossiccio si ottengono invece con la curcuma sempre disciolta nell’acqua sodica.
Per colorare di verde si può utilizzare la polvere di hennè rosso, sciolta nell’acqua di dissoluzione della soda nella dose di 10 gr per kg di oli saponificati. L’ambiente basico del sapone non permette la colorazione rosso rame che questo tipo di hennè realizza sui capelli ed il colore che ne risulta è sul verde spento.
Per colorare di grigio si può usare invece la polvere di hennè nero disciolta in un po’ di olio da aggiungere al momento del nastro, nella dose di mezzo cucchiaio sempre per kg di oli. Questi colori con l’hennè resistono meglio nel tempo ed impiegano qualche tempo a consolidarsi nel sapone, il quale si colora progressivamente col trascorrere delle ore, man mano che la reazione di saponificazione si completa.
Per tonalità di color indaco si può utilizzare l’indigofera tinctoria (pianta dalla cui radice si estrae una polvere di un bellissimo colore blu-indaco) da sciogliere nell’acqua di dissoluzione della soda nella dose di 10-15 gr per kg di oli.

Della polvere di argilla verde per colorare il sapone abbiamo già trattato nel capitolo dedicato agli oli essenziali. Inoltre esistono in commercio numerose terre colorate capaci di dare al nostro sapone sfumature dal giallastro all’ocra, sino al rosso, colori mai netti ma delicati.

Ottimi fornitori di polveri coloranti sono Aroma-zone e la ditta Enzo Bresci di Prato. Quest’ultima produce polveri ed estratti vegetali per la colorazione naturale dei tessuti, molto adatte per la colorazione dei saponi.

Un capitolo a parte meritano gli ossidi ultramarini, di origine minerale, che conferiscono al sapone colorazioni nette e precise, dal giallo, al blu, al verde al marrone ed al rosso. Alcuni di questi però lasciano il colore nella schiuma (rosso) e vanno quindi dosati al massimo nel quantitativo di 2-3 gr per kg di oli. Questi coloranti si sciolgono nell’olio e quindi producono colori marcati e netti.